Mi capita di leggere post dove si affronta l’argomento dell’abuso sessuale sulle donne. Mi ritrovo eternamente d’accordo sulla rabbia che nei commenti viene più o meno espressa circa questi abusi. Il senso di impotenza della donna. La frustrazione della mancanza di libertà dell’essere donna, con i propri limiti.
Mi chiedo, però, fino a che punto sia giusto accettare che l’eccessiva libertà di comportamento e di atteggiamento di una donna o ragazza possa diventare un’arma dietro la quale difendersi davanti ai soprusi.
Sarebbe meglio, forse, distinguere la violenza fine a sé stessa o la risposta alla provocazione. Conosciamo tutte molto bene la realtà in cui viviamo, in cui i paesi occidentali soprattutto vivono. L’arroganza maschile, di alcuni uomini, data soprattutto dalla predominanza fisica rispetto alla donna, data dall’ego sempre elevato che gli stessi maturano sin da piccoli.
Perché sconvolgersi tanto di fronte al fatto che la donna provocatrice pone delle condizioni più favorevoli affinchè si possano creare situazioni spiacevoli? È innegabile che se la circostanza è: una donna da sola che esce da un locale, vestita in modo succinto e che accetta un passaggio da uno sconosciuto possa scattare immediatamente il presupposto che accada qualcosa. Magari la donna sarà fortunata ma allora è solo a quello che si può aggrappare, alla fortuna. Quindi perché gridare tanto allo scandalo? Perché chiedere che gli uomini, porci, imparino a vivere ed a comportarsi se, noi per prime, non lo facciamo? Se mettiamo da parte buongusto, assennatezza ed intelligenza ci poniamo al prossimo in modo miserabile e sicuramente discutibile. A tutto il prossimo.
Lug 13, 2004