Venerdì.
Da cinque minuti sono passate le 16.
Esco. L’ufficio mi sta stretto.
Ho voglia di dedicare un po’ di tempo a me stessa.
Ho voglia di farmi carina…
Stasera sono invitata alla festa di Evanescente.
Io e Vane non ci conosciamo di persona, solo chiacchiere per telefono e via msn.
Non sapendo cosa aspettarmi cerco di fare il meglio per me stessa in modo tale che si rifletta anche sugli altri.
Via, la parrucchiera mi aspetta. I miei capelli sono diventati lunghissimi.
Quasi sembra incredibile.
Che mi metto? Ummm approfitto dei saldi, mossa intelligentissima.
Riesco a fare acquisti come non capitava da tanto. Ben ponderati.
Non felice, prima d’andare a casa a rinfrescarmi, mi fermo in un centro abbronzante.
Non ci mettevo piede da più di un anno.
Da tantissimo tempo non mi dedicavo un pomeriggio leggero.
È una sensazione fantastica.
Sono già passate le 21,40.
Sempre in eterno ritardo.
In linea diretta con il paziente Lele, che mi fa da navigatore, seguo diligentemente le indicazioni.
Sbagliato. Via Padova ad un certo punto diventa accessibile solo a autobus e taxi. Ed io continuo imperterrita, fiduciosa che presto troverò una svolta a sinistra dove imbucarmi prima di arrivare in piazzale Loreto.
Nessuna svolta a sinistra.
Tre volanti dei vigili stanno fermando tutti i furbacchioni che pervengono da via Padova.
Si accosti, mi indica una vigilessa alta come un soldino di cacio.
Mi accosto. Sento l’emozione salirmi a dismisura e comincio a sproloquiare al telefono.
La soldatessa si avvicina alla macchina con passo fiero. Non abbasso il finestrino, sono confusa come una ragazzina alle prime armi.
Apro la portiera e comincio a giustificarmi. Non avevo visto il divieto e, resami conto dell?errore, non ho più trovato una via per ritornare sui miei passi.
Glaciale, il soldino di cacio mi fissa. Documenti, prego.
Quasi con i lacrimoni tiro fuori patente e libretto.
Mentre si allontana per le opportune verifiche mi dispero. Sono in ritardissimo e mi faccio beccare come una cretina a fare un’infrazione altrettanto cretina.
Intanto la soldatessa sta disquisendo del mio caso con un suo simile, uomo.
Mi guarda e sghignazza.
Non ho tempo per soffermarmi sull’idiota ma guardo implorante la vigilessa diligente che torna verso la vettura. Il viso appare ironico ma comprensivo. “Devo farle un verbale per 78 euri”?
Sento le lacrime pungermi gli occhi e con voce leggermente compromessa rispondo, profondamente comprensiva, che è giusto, lei deve fare il suo lavoro.
Continua. “Sa, mi rendo conto della sua buona fede ma almeno un verbale da 35 euro per…” quasi non l’ascolto.
Si allontana nuovamente e cerco nervosamente quei maledetti fazzoletti di carta. Sta’ borsetta che ho comprato è microscopica. Non si trova… ah, ecco… mi soffio rumorosamente il naso e accenno ad un ripristino del trucco degli occhi leggermente colato. “Meno male che mi trucco poco” bofonchio al telefono…
Ritorna con un sorriso materno. Il soldino di cacio è una “buona”.
“Senta, vada. Per questa volta chiudiamo un occhio”
Sorride. Mi guarda con dolcezza… “passi una buona serata”.
Ringrazio imbarazzata e gratto nel mettere la retro. “ecco, il colpo della scema…”
Mentre si dimena per bloccare il traffico e farmi ripartire ringrazio con gli occhi, le mani ed il cuore…
Riprendo l’assetto della vettura.
Sono finalmente arrivata ma trovare parcheggio è un’impresa.
Dopo due giri dell’isolato lascio la macchina davanti al palazzo nel posto dove si fermano i bus, divieto. Abuso del buon cuore dei vigili?
Una voce sconosciuta risponde ed apre. Non mi dice nulla per arrivare dove devo andare e scavo nei ricordi. Ah, sì. Vane e Albe vivono in una mansarda. Ok, sarà l’ultimo piano.
Do un’occhiata veloce al buio delle scale e chiamo l’ascensore.
Entro.
Chiudo le porticine.
Mi sistemo la camicetta e schiaccio il sei.
Non si muove. Riprovo. Niente.
Si abbassano le luci. Mi guardo in giro costernata.
Decido di schiacciare piano per piano. Magari è un piano fantasma, il sei intendo.
Chi mi accoglie alla porta è proprio lei. La riconoscerei fra mille. Bhè diciamo fra la quarantina di persone che potrebbero esserci… ha, comunque, un’aria terribilmente familiare e ci abbracciamo.
Mister Alb è proprio come pensavo. Meglio direi.
Conosco subito anche la pelosa. Bellissima, non c’è che dire. Un po’ ritrosa ma, povera, la capisco. Fossi stata in Judy mi sarei barricata nell’angolo più remoto della casa. Lei no. Si mostra in giro, giocherella ma non si fa sfiorare.
Il Gaggio è già arrivato.
La Lisa anche. Ci presentiamo.
La sera fluisce morbidamente.
Tanti auguri cara Vane…
Sabato.
La mattina comincia benissimo.
Fare colazione a letto è sempre divertente, anche se le briciole delle fette biscottate sono pungenti ed insidiose.
Dopo una buona dose di coccole ci prepariamo con tutta la calma del mondo. Pianifichiamo la nostra giornata e decidiamo sul da farsi. Ci muoviamo per casa in tutta calma e la rinfreschiamo e disinfettiamo, visto che la nostra pelosa ha il ciclo. In questi casi non bisogna farsi prendere dallo sconforto, perché la pelosa tende ad essere ipersensibile e lasciarla da sola troppo tempo significa darle ore di agonia. Ok. Tappa indiscussa quella di Peppino dove manteniamo fede ai nostri propositi e non sgarriamo nemmeno di una caloria. La spesa sarà veloce e decisa. Miriamo immediatamente ai nostri interessi. Come sempre lasciamo un capitale ma, come sempre, usciamo felici e ripuliti.
Torniamo a casa, carichi per la preparazione serale. Ci aspettano la Tuppa e l’Orso per vedere i Baustelle al Rolling Stones. Pare proprio, però, che la pelosa non ne voglia sapere di stare da sola ancora e ci convinciamo a restare a casa. Un bimbo piccolo sarebbe stato volentieri con la nonna ma con lei occorre avere tutti i riguardi e spirito di sacrificio. Rinunciamo un po’ a malincuore più che per la band per la Tuppa. Lele ci teneva tantissimo a conoscerla ed io mi ero ripromessa di non mancare ai suoi inviti.
Decidiamo di occupare il tempo giocando ad Abalone, cenetta frugale e “Squadra 49” con J. Travolta. Ottimo film. Ottima sceneggiatura. Buona recitazione…
Tutto sommato di che ci possiamo lamentare?
Domenica.
Sono nervosa. È troppo tardi. Con tutte le cose che devo fare, e che fanno parte del nostro programma domenicale, alzarsi alle dieci di mattino mi indispone.
Lele fa buon viso a cattivo gioco e inizialmente mi ignora.
Approntiamo, comunque, i lavori.
Ci attende una domenica d’archivio e riorganizzazione dello studio. Studio? bhè quell’area che abbiamo ritagliato dalla sala a tale servizio. Si fa quel che si può!
Alle nove di sera tutto è in ordine, archiviato e classificato. Il computer risistemato, i cavi nascosti. I dox fanno bella mostra precisi e codificati. Il senso di caos che pervadeva la zona giorno ha lasciato il posto ad una meravigliosa sensazione di pace ottica. Chissà quanto durerà!
La serata si conclude con la visione di “Tutto può succedere” con Jack Nicholson, Diane Keaton, Keanu Reeves… ed è bello addormentarsi pensandoci ancora vecchietti ed innamorati.