Un rientro insolito. Grazie allo sciopero dei mezzi pubblici sono uscita dall’ufficio prestissimo! Alle 17,35 il mio badge strisciava. Nella silenziosa hall del palazzo solo il beep di conferma mi ha accompagnato mentre spingevo le vetrate pesanti dell’uscita. Papà si è premurato di non farmi tornare a casa a piedi ed è lì che mi aspetta tranquillo, in auto, serafico come la sua barba bianca. La sua immensa disponibilità mi lascia senza parole.
Nel pomeriggio l’ideona. Visto che oggi andrò a casa prestissimo potrei decidere di fare una sorpresa a Lele e sostituire il lettuccio ad una piazza e mezza con quello matrimoniale, dopodichè mi potrò dedicare alla valigia del lupetto-bradipo che partirà per l’appennino tosco-emiliano e lo rivedrò solo dopo le due settimane in Croazia con il padre. Fino al 14 agosto senza vederlo. Mi si stringe il cuore ma è la storia di tutti gli anni.
Detto e fatto. Appena giunta a casa movimento tutti. Sì. Il cambio si può fare. Il giovane Willy si da un gran daffare e, assieme ai miei, diamo definitivamente un’aria “matrimoniale” alla camera. William, sporco come un facchino, scappa con la sua valigia che, in verità, aveva già preparato da solo, per andare a dormire dal padre ed essere pronto alla partenza l’indomani mattina.
Federico torna da lavoro, stranamente solare e gioioso, combina la sua serata telefonicamente mi saluta allegro e va verso il suo destino.
Anche mamma e papà mi salutano.
Sola. Sono rimasta sola. Anzi no, il mio fedele e vecchio amico è seduto vicino a me. Realizzo che forse il gatto è davvero l’unica creatura che, di fatto, dipenda ancora dalle mie premure. Lo guardo con gli occhi lucidi e lo vedo vecchio. Cerco di non pensare al giorno che non ci sarà più perché ogni volta mi si stringe il cuore. Mi guardo intorno e decido di rispondere all’sms di Francesca che ho ricevuto due ore prima ma che, tutta presa dai lavori, non ho nemmeno sentito arrivare.
Il cellulare squilla. È Lele. Di sottofondo il caos del Palamadza. È andato con Colla ad ascoltare il congerto dei 3G della musica. Tre magici chitarristi che si immergeranno in musiche elitarie. Non è il mio genere ed è per questo che non sono con loro. Tra l’altro, a parte Satriani, non ho mai ascoltato nulla degli altri e mi sentirei alienata, come al concerto dei Toto che nei loro lunghissimi assoli mi avevano annoiata a morte.
Mi racconta di una coppia d’amici, non più coppia ormai, incontrati per caso. La sua voce è come quella di un bambino entusiasta e, a mia volta, lo sono per lui. Chiudiamo la telefonata alla spicciola con gli auguri di una splendida serata e la raccomandazione di mille foto e magari qualche video.
Riprendo il controllo. Scrivo la risposta a Francesca che si prevede più lunga di un sms. Mentre scrivo la seconda parte arriva la sua telefonata.
Francesca è fresca e divertente. Ogni volta che la sento al telefono rido come una bambina. Mi racconta del caldo infernale romano, del traffico concitato della sua giornata ricca di appuntamenti da un capo all’altro di Roma. Chiude affettuosamente raccontandomi della cena alla quale parteciperà. Ho tantissima voglia di conoscerla, di abbracciarla e parlare con lei allo sfinimento. Lo so. Non sarà così perché Lele ha voglia di vedere Roma. Io ho voglia di conoscere Francesca.
Torno alla penombra di casa mia.
Le pale della sala sono l’unico rumore che si sente. Mi guardo. Sono sporca e conciata male. Decido di rassettare le ultime cose e rinfrescarmi. Ripesco dall’armadio un vecchio pigiama azzurro di filo che mia mamma indossava da ragazza. Il tipico pigiama estivo anni ‘50. Quanto mi piace. Sorrido felice al ritorno dell’immagine che lo specchio mi regala. Comincio a riprendere la giusta forma. Rientro in quel pigiamino che credevo sarebbe finito nella spazzatura.
Sono solo le 21,30. Sorrido. Qualche tempo fa avrei approfittato di questa insperata serata libera per andare al cazzeggio, sentire qualche amica, uscire, farmi bella. Ma mi sento bella. Non ho voglia di cazzeggio. Mi piace l’idea di godere del gatto, del silenzio della casa e di un buon film. Riempio il lettone di cuscini e mi appresto a guardare un DVD, non ho molta scelta. Tutti i film che abbiamo in DVD sono affini ai gusti di Lele. Con lui li guardo volentieri ma, in queste serate in solitaria, prediligo commedie leggere e romantiche. Mi oriento sui tre che realizzo essere i migliori e scelgo. Mentre guardo il film decido per un pic-nic e vado a fare incetta in frigo di tutte le cose che mi vengono in mente, faccio quello che a livello alimentare è proibito… ma solo questa volta.
Morfeo mi abbraccia prestissimo. Alle due il gatto mi chiama affamato. Mi alzo e rassetto il banchetto notturno. Torniamo a letto tranquilli ma, alle tre, nel dormiveglia, Lele mi saluta con un sussurro “Ciao amore” mi sveglio completamente e lo abbraccio felice di vederlo, felice di vivere, felice di sentire quanto ha da raccontare.
Lui è stanchissimo ed il sonno lo avvolge in un momento. Io resto ancora una mezz’ora sospesa, senza pensieri ma con un gran senso di pace riprendendo la vita stamane quando la sveglia alle sette ha preso vita.
Stasera ci sarà la cena dell’azienda. Decido che ci andrò anche se questo significherà non vedere Lele ma lui capirà.
Esco di casa silenziosa e, stamattina, riprendo la mia macchina come ai vecchi tempi.
Passo da mamma e papà, bevo il mio caffettino, accompagno mamma in chiesa e poi vengo in ufficio.
Mi piace questo periodo. Godo del poco traffico, guardo alla giornata serenamente e penso ai giorni che seguiranno ricchi di libertà totale.
Sabato partiamo. E mi ritrovo a fare il calcolo dei giorni che mancano.
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