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ritorno al futuro

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Improvvisamente mi sono svegliata, quasi con il cuore in gola, nel cuore della notte. Guardo di fianco a me e ci sei tu, amore… ma, guardo meglio, sforzando gli occhi nel semibuio della notte aiutata solo dalle luci della metro, e… amore, sembri tu ma… che ti è successo? Mi sembri diverso… anche l’odore della mia camera ha un odore diverso. Accendo la luce e … oddio, ma cos’è successo? Cos’è quell’armadio? Che ci fa in casa mia il televisore di Lele? Dove sono finite le mie cose, la mia scrivania di due metri? Mi rigiro e guardo meglio: Lele effettivamente è diverso. Russa. Lele che russa? Ma dove? come?… e poi? questo è un letto a due piazze uguale alle tende… tende? Ma le tapparelline nere? Guardo sul comodino ed è pieno di cose che non riconosco. Un biberon? Ma che ci fa sul mio comodino un biberon? Mi sento smarrita ed ho quasi paura di alzarmi… Prendo in mano un oggetto che somiglia tanto ad una ricetrasmittente… è di una marca innocua ma ha tutta l’aria di un oggetto per bambini. Mio dio che succede? In camera c’è disordine ed è stracarica di cose. Non si vede più nemmeno un muro, ci sono mensole ricolme di libri, DVD e VHS. Scendo lentamente dal letto che mi rendo conto essere molto più duro di quello ad una piazza e mezza a cui ero abituata. Nel mettere a terra i piedi mi sento goffa e la pancia è insolitamente “rilasciata”. Mi sfioro leggermente e… non ci posso credere… mi salgono le lacrime agli occhi ed intanto abbasso lo sguardo per cercare di capire… sento un dolore al basso ventre ed è come se avessi la pancia anestetizzata. Mi hanno operata e sono andata in coma? È per questo che non mi ricordo niente? Mi alzo in piedi, sull’armadio c’è uno specchio composto da piastrelle come quelle di ikea… il riflesso è il mio ma… sono molto, molto più grassa e ho un’aria stanca, anche piuttosto triste. Abbasso il pigiama per capire se è una ferita quella che sento sotto la pancia ed è un taglio orizzontale.

Dalla trasmittente un leggero gracchiare, parte un carillon e sento piangere un neonato. Focalizzo.
Sono diventata di nuovo mamma.
Mi volto di scatto, guardo Daniele e comincio a capire.
È il mio futuro.
Lui starà con me abbastanza da mettere al mondo un figlio. Un figlio? E dov’è?… non c’è posto in casa… mi fiondo nella camera dei ragazzi, apro la porta socchiusa e… un profumo di neonato mi assale. La camera è ancora suddivisa in due come la ricordavo ma, al posto dell’ambiente di William, c’è una specie di nursery… fasciatoio, vaporizzatore, poltrona per allattare, un tappetone con quell’orsacchiotto Pooh, Winnie Pooh me lo ricordo, piaceva anche a Willy… e il lettino. Sento la voce, anzi il pianto di quella creatura. C’è sul muro una bacheca con una coccarda rosa a forma di carrozzina… qualcuno ci ha ricamato sopra Sara. Sarò stata io? Sarà lei?

È dunque Sara il tuo nome, sto pensando avvicinandomi furtiva al lettino per guardare meglio… è piccolissima… sta piangendo. Improvvisamente sente la mia presenza e si volta verso di me sempre piangendo. La guardo bene, anche se piange si vede che è mia figlia. Di fianco a lei c’è un ciuccetto. Lo prendo e glielo metto in bocca, d’istinto. Sara si rilassa e piano, piano chiude gli occhi ciucciando disperatamente fino ad addormentarsi di nuovo.
Mi incanto a fissarla. È molto bella, ha qualcosa che mi toglie ogni dubbio sul fatto che sia mia ma, lo stesso qualcosa, mi da la certezza che è anche figlia di Lele. Mentre accade tutto questo ed io sono lì, in piedi, di fianco al lettino che la fisso, sento una presenza sulla porta e mi volto a guardare. Lele mi sta fissando ancora mezzo addormentato è ancora il mio Lele, “bellissimo!?” penso, solo qualche chiletto in più.
“Che c’è amore? La bambina non sta bene? L’ho sentita piangere persino io?” e intanto mi sorride. “Io torno a letto, hai bisogno di qualcosa?”
“No no” farfuglio.

Intanto comincia a farsi strada una domanda. Ma se qui c’è Sara… Willy, allora, dov’è?
Mi avvicino timorosa alla porta a soffietto che, nel frattempo, è stata cambiata… è tutto buio ma riesco ad intravedere il letto, la scrivania di Willy… e lui è lì… nel letto di Fede. Ora mi rendo conto che è il suo di letto. È stato solo spostato da questa parte… ma… accidenti, quanto è grande? Ha la barba? sembra più che adolescente… e ieri sera quando l’ho salutato aveva poco più di dieci anni.

Allora Fede sarà in sala… mi fiondo in sala ma… santo cielo, non riconosco casa mia. Ma che diamine è successo? La porta della cucina è stata spostata e ora c’è la porta che divide la zona notte… in sala Fede non c’è. Forse sono così avanti nel tempo che sarà già sposato. Ma allora la bambina potrebbe essere di Fede ed io sono vecchissima? ummm dunque vediamo? quando ieri sera mi sono addormentata avevo 34 anni… era il 7 marzo 2001. Se la bimba fosse mia non credo che l’avrei potuta avere dopo i 38… ma, un momento, in cucina ho sempre avuto il calendario, fammi vedere… accidenti com’è diversa la casa, calda, accogliente, con questi bei colori… è il 2007! Siamo nel 2007? esattamente a marzo, non so il giorno ma… ho quarant’anni?? Mi gira la testa, non capisco nulla.

Il gatto miagola, “ciao Lady?? Lady??? Ma sei ancora vivo?”

Sento di nuovo piangere la bimbetta… torno di là a guardarla.
Mentre le do il ciuccio mi afferra un dito e lo stringe fortissimo. Ha delle mani stupende, sembrano quelle di Gigi, il papà di Lele. Sono lunghe e affusolate. Sorrido. Magari diventerà una musicista.
Ma com’è pensabile che io abbia deciso di avere un altro figlio?
Mi sono conquistata da poco la mia bella libertà? ho una professione fantastica, che mi piace e mi dà la possibilità di essere creativa e immediata.
Ho un bel fidanzato, è vero, ma ultimamente c’è maretta fra noi…

Sembra irragionevole che io abbia deciso di limitare di nuovo la mia vita in funzione di piagnistei notturni, patelli, carrozzine, lettini…  devo essere stata proprio molto innamorata di Lele, per aver preso questa decisione.
Così fra un’elucubrazione e l’altra decido di staccare la mano da Sara e di tornare a letto… così, domani mattina, al mio risveglio, potrò stabilire se tutto questo è un sogno meraviglioso oppure un incubo.

Ammesso che me ne ricordi.
Yawnnn…

Ritorno al Futuro

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