Tu…
Non mi hai sorpreso. Non nel senso lato del termine. Ti ho vista, mi hai vista e ci siamo riconosciute, subito. Senza nemmeno un attimo di perplessità o di esitazione. Un abbraccio sincero che si fondeva al tuo profumo di pulito, come pulito e avvolgente è il tuo sguardo, il tuo sorriso.
Trovarsi è stata quasi un’odissea. Pareva una cosa impossibile. Ma noi, stoiche, ci siamo riuscite. Cinque ore. Poche ore. Fitte di chiacchiere e intime confidenze, come due vecchie amiche. Un trasporto iniziato dal blog ma che non ci ha veicolate solo su quella direzione. Certo, è stato un buon addensante ma non ha determinato le nostre parole. Ti guardavo e pensavo che il tuo viso mi era noto ma non solo perché l’avevo già intravisto sul blog di Daniela. Le caratteristiche del tuo viso in fondo hanno qualcosa di affine anche alle mie. I tuoi occhioni scuri e dolci, sempre attenti, concentrati. Forse proprio quelli mi hanno colpito in particolar modo. Curavo le tue movenze. Spesso, prendeva piede la tua professionalità e l?ascolto dei miei vari resoconti era sempre attento e puntiglioso e, di fronte ai miei silenzi per raccogliere le idee nel trasmetterti il meglio o il sunto del meglio, mi riportavi spesso sui binari. Ho scoperto che “parallelismo” è qualcosa che condividi. Ma tante cose ci hanno portato a pensare ad una comunione di pensieri.
Sei senz’altro una donna di grandissimo spessore e forti contenuti… sorrido… spessore e contenuti continuano a gironzolare nella mia testa.
La prima sensazione nell’osservarti è stata più fisica, estetica. Ovviamente. Ho sospirato talmente tanto quel momento che ormai le attese erano scemate. L’emozione aveva lasciato il posto alla nevrosi del: “debbo vederla”.
Indubbiamente sei una donna più scattante ed agile di me e mi sono sentita goffa nello starti vicina.
Che sorpresa questo blog.
Sto facendo questa riflessione di domenica mattina… non sono nemmeno le sei. Sono ancora a Roma, nel lettone di Francesca. Al mio fianco Lele dorme profondamente ed anche un po’ rumorosamente. La nausea ha rincominciato a torturarmi. Sfortunatamente mi rimprovero queste iper abbuffate, quando veniamo qui. Mangiate incredibili. Bevute incredibili. Non mi spiego ancora il perché.
Relazionarsi appare fondamentale soprattutto se davanti al cibo e, ancor di più, davanti a vino e liquori.
Ma questa è un’altra storia.
E mentre le sostanze gastriche fanno il loro viaggio gioioso, in un percorso a ritroso nel mio corpo, le mie dita volano veloci sulla tastiera. Mi soffermo a guardarle. Non mi piacciono più. Malgrado abbia voluto renderle più gradevoli, proprio venerdì sera, con una ricostruzione a base di gel, le vedo tozze, gonfie. Mi sento davvero impacciata come succedeva tantissimi anni fa e questo si sta riflettendo, nuovamente come allora, sulla mia vita di tutti i giorni.
Non ci sto più dentro, insomma.
Stamattina, quando mi sono alzata, ho desiderato di infilarmi le scarpette da tennis e scendere giù per andare a correre.
A correre?? Ma da quando? Non l’ho mai amato… ho fatto diversi sport nella mia vita ma la corsa e la bicicletta non erano certamente i miei preferiti. E poi curioso che mi venga voglia, alle cinque e mezzo di mattina. A Roma. Dove non ho le scarpe da tennis. Dove non devo “andare giù” perché qui, apro la finestra e sono direttamente sul giardino e non ad un sesto piano.
Tutto questo perché ho visto te. Ed in te ho visto il riflesso di me stessa molti, moltissimi chili fa. Ho capito la sensazione che si provava nel conoscermi. E forse è proprio lì che voglio tornare. Devo lavorarci e ormai la consapevolezza è forte. Non posso più, non voglio più, sentirmi imbarazzata, a disagio, con gli indumenti che mi tirano un po’.
Non voglio più riguardare le foto pensando che quella vicino a Rita Ricci non sono più io.
Il cambiamento fisico è importante. È importante anche il mantenimento dello stesso. Ma più che esserlo per una questione estetica lo è proprio per una questione fisica, di salute mentale.
Sento d’essere determinata. E sento anche che, tutti i malesseri che mi assalgono, sono spesso il vero campanello d’allarme da parte del mio corpo che dice proprio: “Non ce la faccio più…” proprio come Magda diceva pensando a Furio…
Ok… torno a te.
Scusa la divagazione ma era importante, in questo momento, per riprendere il filo conduttore che da ieri ho nella mia testa che continua a perpetrarsi senza aver modo di risolverlo dignitosamente con le parole.
Lo ammetto.
La voglia di rivederti è tale che mi vestirei e chiamerei un taxi per andare? ma dove?
E intanto provo ad immaginare Stefano. Ed anche Andrea, il piccolo nanetto delle favole incantate.
Ahahahah? i discorsi sui figli fra noi hanno avuto la loro bella importanza. Ma anche quelli dei nostri uomini, seppure in forma decisamente minore. Anche delle amicizie virtuali, bhè su quelli abbiamo lavorato un po? di più. La nostra conoscenza più stretta, quell?uomo che in fondo è stato il collante fra noi, che ci ha unite, rese intellettualmente affini? ma sì, perché non rendergli merito. Perché non parlare anche di lui? E farlo in real life appare quasi curioso. Menzionare ?Politica e libertà? o ?Pensieri inutili? appare come la citazione di un locale e NNS, o nns che dir si voglia, è il suo gestore. E dopo la prima verbalizzazione del virtuale il suono non appare più così stonato. Anzi. In fondo è quello il nostro punto di partenza e di incontro. Non possiamo negarlo e tantomeno vogliamo farlo.
Così mi ritornano in mente le parole di Francesca. Proprio ieri sera, a cena da Alfredino a Tivoli, si disquisiva di virtuale e sono rimasta colpita da come ne parlavano sia lei che Lele.
Il fatto di sentire, da parte mia, come una sorta di ?impegno? verso il blog non solo non è stato condiviso ma anche biasimato.
Mi sono sentita sola, di fronte a questa sorta di gusto nel vivermi quella parte di me stessa. Certo non voglio significare che per me sia come una sorta di mondo parallelo ma è un?integrazione al modo di socializzare e di vivere malgrado io non lo ritenga il mezzo primario. Inutile negarlo se poi dopo combino incontri con altri blogger e con gli stessi parlo, anche se non esattamente con l?esclusiva dei riferimenti che viviamo nel mondo di Tiscali o di altre piattaforme.
Questo mezzo è quello che mi ha dato la possibilità di conoscere tanta gente.
Molti anni fa, quando chattavo, ho iniziato questo percorso. La socializzazione del virtuale è cosa normale. L?intelligenza sta nel non far diventare il reale qualcosa di virtuale. Nel reale non ci sono puntini di sospensione, due punti con la parentesi per il sorriso o l?asterisco per il bacetto. Nel reale ci si guarda negli occhi e si scopre la profondità umana. Si sentono gli odori, si vedono i colori.
Nel virtuale è spesso molto facile creare delle confusioni, dei fraintendimenti.
Io non mi confondo.
Ma il virtuale ha spesso aiutato a mantenere vivi dei rapporti. E il reale, a volte, ha definito per sempre gli stessi lasciandoli scivolare nel baratro del nulla o portandoli avanti negli anni fino a consolidarli e renderli talmente forti da resistere alle intemperie più grandi.
Patty e Ste.
Li ho conosciuti proprio la sera che ho conosciuto Lele.
Ma lì, nello studio di Lele, li ho conosciuti solo fisicamente.
Nel virtuale ci frequentavamo da mesi.
Oggi sono due dei nostri migliori amici. Sono sei anni che ci frequentiamo. Il virtuale è rimasto fermo al 1999? ad oggi riusciamo a scriverci a malapena delle mail. I nostri rapporti sono cambiati ed hanno preferito la strada del reale. Ma nel nostro caso il virtuale potrebbe essere solo un di più.
Gianni.
Lui, poi, è la mia più vecchia conoscenza virtuale. Che ho mantenuto. Che è un mio grandissimo amico.
Uno dei pochi in cui malgrado tutto credo. Che continua ad esistere nella mia vita e nei miei pensieri.
Uno che invito al mio compleanno. Perché è una persona speciale. Con cui ho condiviso serate fantastiche a casa, leggendo e commentando; con cui ho diviso uscite, dolori, sorrisi, emozioni e gioie profonde? lui è assolutamente reale.
Ed anche con lui il virtuale è diventato inesistente. Non è più necessario forse?
E mi vengono in mente altre persone che continuano a far parte della mia vita, magari in modo un po? marginale.
Con tanta gente i rapporti, che sono partiti in modo virtuale, e si sono evoluti con la conoscenza personale, non c?è più stato continum nel tempo. Con altra gente si mantengono vivi i rapporti proprio grazie al virtuale, malgrado ci sia stata la possibilità di stringere la conoscenza anche dal vivo.
Quindi l’organizzazione nel virtuale di una socialità che può essere vissuta anche nella realtà non è sbagliata o quantomeno non è da biasimarsi se può portare a delle conoscenze interessanti, che possono darti forti spunti di riflessione e scambio di sentimenti di varia natura. Non è cosa da poco pensare che Francesca stessa, che oggi è un?amica, è nata proprio da qui. Dal blog. Ed anche con lei è preferibile, oggi, una bella telefonata. Perché il reale è diventato più divertente del virtuale, al quale lei preferisce dare meno importanza. Io la capisco. E condivido anche il fatto che è triste trovarsi fra bloggers, soprattutto se sono incontri con molte persone, e improntare tutto il tempo del dialogo con riferimenti legati a quello che si legge e si scrive sul virtuale e che alcuni credono di vivere anche come reale.
Ci deve essere sempre un buon equilibrio nelle cose.
Un po? di ambedue, anche perché, come dicevo prima, lo stesso mondo virtuale è creato dal nostro reale e può, e deve, secondo me, entrare a far parte delle disquisizioni perché si possono approfondire cose, di cui vi è stata menzione solo con qualche riga d?effetto.
Ed è proprio facendo anche degli approfondimenti che ci si rende conto delle affinità.
Proprio conoscendo il virtuale, che ci è apparso particolarmente interessante. Approfondendo il più possibile, creando seri rapporti umani, che si può configurare una persona quale essa è veramente.
Ed il cerchio si chiude.
Si può ottenere un’immagine più ampia ed integrale della persona con la quale ci relazioniamo. Le cose che possono sfuggirci in un contesto movimentato, quale la realtà tangibile, può essere approfondito grazie al virtuale.
E forse nasce un’amicizia.
Io e Rita abbiamo dedicato il tempo giusto al virtuale. Il tempo giusto per noi, naturalmente. Magari, agli occhi ed alle orecchie di qualcun altro, questo tempo potrebbe essere sembrato eccessivo. Ma personalmente trovo che fosse adeguato (anche perché potrei etichettarlo come un dieci percento dell?investimento temporale che ci siamo potute concedere) e, data la provenienza, dati i tanti argomenti vari incontrati nel nostro percorso, date le affinità che abbiamo riscontrato, non potevano non essere opportuni.
Ho voglia di conoscere ancora altre persone.
Ma con calma. So che arriveranno.
Io e Evanescente abitiamo nella stessa città. Scriviamo e ci leggiamo da quando siamo approdate su questa piattaforma. Forse i tempi per conoscerci sono maturi.
Non voglio disprezzare questa parte di me se poi mi porta verso persone come te, Rita. Persone che hanno una coscienza sociale, uno spessore umano davvero enorme, un bagaglio culturale incredibile. Perché dovrei rinunciarci?
il mio non è un blog particolarmente impegnato.
Non vuole essere nemmeno un veicolo d?informazione.
Non ha velleità artistiche.
Malgrado questo mi piace pensare che mantenga comunque sempre un certo livello. Nel mio blog è interessante il confronto umano. Mi piace disquisire anche di politica ma non voglio che prenda solo quella piega.
È dunque un blog dove desidero che emerga la mia vita, o una parte della stessa, per darle più valore.
Perché, comunque, il confronto è sempre interessante.
A tutti i livelli.