Teatro don Bosco – Carugate, 11 gennaio 2005 – ore 21.00
La Merqury band presenta
“Queen are the champions”
La storia in musica del leggendario gruppo e del suo leader carismatico FREDDIE MERCURY
Quando il 27 dicembre, al Land of freedom, hanno annunciato che avrebbero iniziato a portare il loro spettacolo in teatro, io e Lele ci siamo guardati e abbiamo deciso che non avremmo assolutamente potuto perdere un appuntamento simile. Con noi, altri amici avevano già una prenotazione virtuale in mano. Abbiamo monitorato il sito per un po’ e, non appena è stata pubblicata la data, abbiamo iniziato ad organizzarci.
Ottimo. La data zero.
Addirittura l’onore, perchè di questo si parla, di vederli al loro debutto teatrale.
Le attese erano piuttosto alte ma sapevamo che, comunque, avremmo ascoltato buona musica e visto un buono spettacolo.
La premessa perchè io, ieri sera, proprio non avrei dovuto esserci. Ho fatto la “bravissima” per due giorni, al riparo dal freddo, da ogni possibile complicazione anche per poterci essere. Stessa cosa per Lele. Due malati leggermente febbricitanti.
Imbacuccata come un esquimese, insieme ad altri amici ed a Lele, siamo arrivati al teatro. Un timido teatro di periferia. Non più grande di un teatro da oratorio. Forse 350 posti.
Ci accomodiamo e siamo soddisfatti della posizione. Siamo tutti e undici in un’unica fila a metà sala. La fila M, come Merqury, già questo mi fa sorridere.
Mi guardo intorno e apprezzo l’aria che sa di pulito. Guardo verso il palco ma solo qualche monitor di controllo dà coscienza di un concerto che avverrà di lì a breve. Alle nostre spalle, oltre le ultime file, è sistemata la regia luci. Non vedo la regia audio, sarà dietro le quinte. Non c’è nemmeno qualcuno che riprende, peccato, però capisco quanto sia costoso e immagino che per loro deve essere stato già un impegno essere arrivati lì.
Le luci cominciano ad abbassarsi. Un sussulto. Il silenzio.
Ora attendiamo tutti trepidamente nel buio totale.
Il sipario si apre lentamente e scopre una scenografia che mai mi sarei aspettata.
“Dal Teatro Don Bosco di Carugate un viaggio immediato: con la fantasia tutto si può ma se aiutata da una situazione visiva è ancora meglio.
Il palco di Wembley, in piccolo.
Una scenografia curata molto bene, luci veramente molto buone e l’audio… bhè davvero ottimo!
Esplode, ovviamente, l’applauso (e mi si consumeranno le mani a furia di applaudire).
La Merqury band ci accompagna in un percorso musicale che parte dagli anni settanta fino ad arrivare al periodo solistico di Freddie fino alla sua morte.
Ferdinando Altavilla è soprendente. Naturalmente non mi stupisco più della somiglianza strepitosa di questo uomo ma, ogni volta, resto incantata dal lavoro che ha fatto su sè stesso per continuare ad emulare, nel tempo, il tanto blasonato Freddie sia a livello fisico sia a livello vocale. Ed ogni volta che lo ascolto mi appare meglio.
Ma non manco di meravigliarmi anche per i musicisti che affiancano Ferdinando. Per quanto la loro abilità emergesse già nei concerti dal vivo, ai quali avevamo già assistito, in teatro tutto ha un altro sapore. La musica diventa elegante, quasi suadente. I musicisti non sono più “animali da palco” ma dei veri artisti, dei professionisti con un vero e proprio dono naturale: saper animare degli strumenti di legno e corde trasformando rumori in melodie.
Ferdinando calca il palco con grande sicurezza e ci fa vivere, con le sue mimiche, momenti di partecipazione. A differenza dei live, suona molto di più il pianoforte sempre, naturalmente, cantando.
I colori sono bellissimi. Quelli di un vero concerto ma racchiusi, magicamente, in una piccola scatola tutta per noi.
Gli applausi sono scroscianti, non ci risparmiamo per nessuno. Tutti meritano e in diverse occasioni sono state vere e proprie ovazioni.
Non posso fare a meno di parlare delle emozioni che Fabrizio Palermo e Danny Conizzoli mi hanno suscitato (ovviamente senza nulla togliere a Marco e Cristian). Fabrizio è un musicista poliedrico. Passa dal basso (il suo strumento chiave) alle tastiere, alla chitarra, al pianoforte (eccomeselacava!!!) in modo esemplare, senza difficoltà. Danny è un chitarrista da lasciare senza fiato che sostituisce Fabrizio al basso quando lo stesso è impegnato in un altro strumento. A loro sono particolarmente affezionata perchè incarnano l’esatta esemplificazione di ciò che intendo per vero artista. L’umiltà, il continuo bisogno di miglioramento, la ricerca dello stile, l’arte di porsi con semplicità a chi si rivolge loro chiunque esso sia (parlo di una sera in pizzeria, a Legnano, quando con Danny mi sono soffermata a chiacchierare di sciocchezze) e la classe, la grandissima classe musicale che a volte i “turnisti” si dimenticano nel cassetto di casa loro. Sì, lo so, Danny non è un turnista ma lo ha fatto per lungo tempo.
Ad ogni modo grandi meriti anche per Marco e Cristian. Un gigantesco Marco (in tutti i sensi) che affronta il mondo della batteria e percussioni con grinta e forza (incredibile la tecnica se si pensa che lui è un autodidatta…). Un calmo e pacato Cristian che con la sua chitarra fa tutto ciò che vuole, con una serietà incredibile che viene stemperata dal suo stile esuberante nell’abbigliarsi sul palco.
Anche l’abbigliamento ha fatto la sua parte. Mi aspettavo le trasformazioni di Ferdinando (che anche in questo caso si è superato e mi ha causato un leggero scompenso cardiaco all’ingresso in “Barcellona”) ma che anche i ragazzi si adattassero e cambiassero immagine diverse volte è stata una fantastica sorpresa.
Forse gli artisti, inzialmente, hanno avuto la sensazione di poca partecipazione. In realtà si trattava solo di viversi la Merqury band in una nuova versione, una versione di vera classe, dove molti di noi stavano in religioso silenzio per non perdersi nemmeno una battuta dello spettacolo. Ci hanno ripagato profondamente. Sono stati molto generosi, oltre che con le loro performance musicali, anche con i tempi!
Certo, come per tutti gli spettacoli ci sarà da sistemare qualche piccola cosettina (tipo i testi introduttivi dei vari periodi del percorso presentato…) ma, ve lo garantisco, è stato un ensamble di situazioni che non si possono descrivere. Non basterebbe una giornata ed è per questo che vi dico: ANDATECI!
Si devono vedere. Se apprezzate i Queen gratificherete i vostri occhi e le vostre orecchie e forse, anche voi come me, rimarrete a bocca aperta al loro concerto.”
Stanotte, al nostro rientro, eravamo febbricitanti (Lele ha toccato i 39°) ma felici e davvero profondamente appagati. Forse ne pagheremo le conseguenze ancora per qualche giorno ma ne è valsa davvero la pena!
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Riferimenti: Gli appuntamenti con la Merqury band