Eccomi di ritorno dalle vacanze romane.
Una lunga gita di quattro giorni.
Il servizio che doveva fare l’ha fatto.
Distrazione.
Distacco.
Diversivo.
Premeditavamo uno spazio libero dagli impegni, dal quotidiano, dalle mamme di ognuno di noi, dai figli, dai sacrifici.
Eccoci proiettati nella magia caotica romana.
Il tentativo di approfondire la visita alla città è però fallito miseramente.
Dopo aver affrontato paciosamente il primo giorno, subito dopo l?arrivo, ed esserci rifocillati abbondantemente alla fraschetta, la sera stessa e soprattutto a livello etilico, venerdì affrontiamo la giornata con i nostri migliori propositi turistici.
Ohinoi… mai fare bagordi la sera prima di un’escursione turistica soprattutto se:
1. l’escursione è in centro a Roma
2. il caldo è l’ossessione momentanea che non accenna assolutamente a ritirarsi.
Da Villa Adriana, paesino ai piedi di Tivoli, arriviamo alla periferia di Roma.
Ci porta in auto Francesca, nostra anfitriona, che avrebbe lavorato per tutto il giorno ed è da lì che partiamo. Decidiamo di muoverci con i mezzi publici. Prendi trenino, prendi metrò e poi arrivi? tranquilli sarà facile, basta cambiare a Termini.
Noi siamo tranquilli. Superiamo i settanta in due e una certa maturità l?abbiamo intrapresa.
I fumi dell?alcool della sera precedente non ci abbandonano. Ma noi, stoici.
Stoici e presenti.
Stoici e sorridenti.
Il trenino raggiunge Termini. Entriamo fiduciosi e intraprendiamo il lungo cammino della speranza verso la metropolitana.
Riusciamo ad avere dei tentennamenti. Tutto in questa città è profondamente diverso dalla nostra. Eppure siamo in Italia…
Usciamo euforici alla fermata di piazza di Spagna. Il mio pensiero corre a Rita Ricci, lei mi ha detto che passa tutti i giorni da qui per andare a lavorare. Non siamo riuscite a combinare l’incontro e mi dispiace. Ci rifaremo. Spero.
È bella piazza di Spagna. All’uscita dalla metro, trovi le carrozzelle e la voglia di sentirsi un po’ retrò ci assale. Lele s’informa, torna tristemente sui propri passi. Incredibile: due ore su una carrozzella, con un povero cavallino che ci traina, alla modica somma di 250 euri. Non ci scandalizziamo ma il sapore amaro di dover sempre fare i conti in tasca ci amareggia ma solo per un istante. In fondo possiamo affermare che si tratta di superfluo, praticamente inutile.
Guardiamo con un po’ di coraggio la scalinata, rigurgitante di turisti di ogni nazione e di ogni colore già alle dieci di mattina.
Il sole comincia a dare fastidio e ci sediamo in un angolo della piazza ancora miracolosamente in ombra. Chiacchieriamo stancamente, sappiamo di non essere in forma e la seduta ci rovina. Restiamo a guardare ?l?antico romano? che approccia i turisti e ammicca alle ragazzine. Il “vecchiardo” ci sa fare però!
Dopo una pausa che ci appare, ormai, interminabile ci decidiamo e ci alziamo per dirigerci verso le prossime tappe. Fontana di Trevi. Non la troviamo, camminiamo come due zombie ed alla fine, dopo un lunghissimo giro fra le viuzze ed una salita spasmodica di scalini, ci sediamo affranti in mezzo ai turisti che, nel frattempo, sono raddoppiati. Siamo tornati al punto di partenza, solo qualche metro più in alto?
Il caldo comincia a fare effetto. Giramenti di testa. Stordimento. Nausea. Tutto comincia ad avere un aspetto sempre più disarmante. Condanniamo il fatto di non esserci mossi con la nostra macchina, per sentirci liberi di cambiare itinerario in qualsiasi momento.
Daria ci chiama. La sera prima eravamo rimasti che ci avrebbe raggiunto nel primo pomeriggio per completare il giretto. A pranzo avremmo dovuto vedere Vanda.
Anche gli accordi di incontrarsi con Medusa, nel pomeriggio, saltano.
Se inizialmente proviamo ad affrontare il nostro malessere convincendoci che vedere Daria e la città, ci avrebbe aiutati, dopo solo una quindicina di minuti la richiamiamo con il cervello in ebollizione.
La giornata da turisti va a farsi friggere.
Tutti i migliori propositi hanno preso il volo. Daria è tornata a casa. Vanda è stata male in ufficio. Raggiungiamo ?la Frà? che, manco a dirlo, nemmeno lei è in ottima forma e, mestamente, torniamo tutti a Villa Adriana alla ricerca di un piccolo angolo di frescura.
Ci accordiamo con Med per trovarci direttamente a casa di Francesca per la ?solita? cenetta di rito fra amici. E che amici. Sempre i migliori.
Sfortunatamente Penelope non c?è. Sfinita dal lavoro.
La cenetta è piacevole come del resto lo sono state le giornate successive. Un orgia di cibo. Un andirivieni di amici che ci omaggiano sempre della loro presenza. Una scappata veloce, di sabato mattina, per un salutino a Penny e Medusa. La speranza di una visita notturna a Roma, alla sera del sabato, che si conclude con laCri addormentata in macchina in preda (ma ancora???) ai fumi dell’alcool e del cibo.
Il troppo relax, forse, non aiuta e nemmeno la calura eccessiva.
Si torna a Milano di lunedì. Meglio viaggiare di mattina presto e rinunciare a mezza giornata di lavoro e ci sentiamo soddisfatti dopo aver sentito delle lunghe code domenicali.
Tutto è ritornato in ordine, anche la stanchezza si è ripresa.