Arrivo in ufficio, accendo il mio pc e intanto vado alla macchinetta del caffè per iniziare la mia giornata di lavoro. Al mio rientro la margheritina di ICQ segnala un messaggio. Lele ha mantenuto la promessa la sera stessa e mi ha mandato il suo primo saluto personale. Rispondo felice del contatto scrivendogli, alla prima occasione, di connettersi su mIRC dove, sicuramente, mi avrebbe trovata anche se in stand-by. Lele, malgrado la sua ritrosia già espressa la sera precedente, fa uno sforzo su se stesso e comincia a frequentare, seppure molto sporadicamente e giusto per qualche saluto veloce, la nostra piazzetta virtuale. Abbiamo modo di scambiarci il cellulare. Nessun contatto.
Arriva il sabato.
In quel periodo, ogni tanto, uscivo con un collega-amico di parecchio più giovane di me. Andrea, il “Pupo”. Un ragazzo dolcissimo con il quale mi trovavo molto bene. Non c’era una vera e propria storia. Almeno credevo.
Sto dirigendomi a casa di Andrea. Abbiamo deciso di farci un giro a Milano per curiosare in giro e fare alcune commissioni. Svolto sulla Rivoltana per andare verso Segrate e squilla il cellulare. Presa dalla guida e dai pensieri non riconosco la voce maschile dall’altro capo del telefono. “Chi sei?” chiedo “Sono Lele” mi risponde “Lele? Chi?” ribatto piuttosto seccata. “Ci siamo conosciuti qualche sera fa in studio da me? ricordi?” si, ricordo vagamente, ma in quel momento non posso “Scusa Lele ma ora non posso, ci risentiamo? ok?” silenzio… e poi “ok ok, va bene ciao” click. Chiuso. Faccio spallucce e vado a prendere Andrea. Il pomeriggio passa ma la seccatura di Lele rimbomba ancora nelle mie orecchie. Ok, lo richiamo. Sono proprio stata un po’ stronza. Faccio il numero e mi sento a disagio. Risponde gentilmente e alle mie scuse decide di perdonarmi. Ce la chiacchieriamo un po’ e decidiamo di vederci. “Domani. Va bene a Loreto alle 16,00?” va bene. L’indomani ci saremmo visti in P.le Loreto, davanti all’Upim.
È il mio w.e. libero. Stabilisco di dedicarmi un po’ di tempo e mi chiudo in bagno con candeline, musica classica ed incenso. Mi infilo dentro la vasca da bagno e assaporo il piacere di quel momento tutto mio. Non mi rendo nemmeno conto del tempo che passa. Mentre sono in vasca mando un sms a Patty per renderla partecipe del mio attimo di relax. Descrivo ciò che mi circonda dilettandomi. Attendo la risposta. Arriva un “Prego?”. Azz’ ma che risposta è? A chi ho mandato il messaggio? Accidenti? è Lele. Sono in ritardo spaventoso. Brevemente ci sentiamo e spiego l’errore. Arriverò con una quindicina di minuti in ritardo. Praticamente lui era già arrivato. Mi fiondo fuori dalla vasca, come una pazza furiosa, mi preparo e volo al mio appuntamento.
Lele, ovviamente, è già arrivato. Ci salutiamo con un bacino veloce sulla guancia e decidiamo di usare solo la sua auto. Un po’ imbarazzati per la grande vicinanza e distratti dalla presenza reciproca, cerchiamo di orientarci per una meta dove fermarci a fare quattro chiacchiere. I Navigli. Sono sempre un buon punto di partenza, lì ci sono tanti locali. Tutti chiusi. Ci rifugiamo in un barettino, l’unico aperto, e ci sediamo come due ragazzini qualsiasi, in mezzo a cento altri ragazzini qualsiasi, davanti ad una birra ed una cioccolata calda. Le parole escono come un fiume. Ci raccontiamo di tutto, ci presentiamo, parliamo delle nostre vite ed il tempo vola come in una fiaba. Ridiamo. Ci stupiamo. Ci commuoviamo. Un pomeriggio da favola. Rientro, trasognata, a casa. Ripenso al pomeriggio appena trascorso. Al buio e al freddo che non abbiamo ne visto ne sentito. Ai nostri passi all’unisono sulla strada per tornare verso la macchina. Alla grande voglia di rivedersi presto. Alla consapevolezza di aver trovato reciprocamente una creatura meravigliosa con il quale confrontarsi, sorridere e parlare con piacere. Un amico. Sicuramente so di aver trovato un amico. Comunque vada sono certa di aver fatto un bellissimo incontro.
Il giorno dopo ci ritroviamo solo per un attimo in chat. Ci saremmo rivisti in studio. Gli sciamannati musicisti avevano anticipato le prove al lunedì. La serata per noi si è prolungata fino alle cinque di mattina.
Nel giro di pochi giorni ci siamo visti nuovamente con una frequenza quasi insolita per lui e per me.
“Il diciotto novembre faccio una cena con alcuni amici a casa mia. Ti va di esserci?” dopo solo nove giorni, dalla nostra conoscenza, i nostri pensieri continuavano ad incrociarsi. Lele decide di venire alla cena, malgrado gli impegni di lavoro lo trattengano fino a tardi ed un incidente gli impedisca di arrivare ad un orario decente. Conosce alcuni amici della chat. Per arrivare a questa cena ha dovuto far leva su se stesso. Le paure di affrontare la mia vita iniziavano a far capolino. “Ci sono i tuoi figli stasera??“- “non voglio creare casini a nessuno” mi risento un po’ di questi suoi allarmismi ma ci passo sopra. Lo capisco. Non è facile. Dal mio punto di vista appare tutto meno complicato. Io ho sempre avuto un cucciolo nella mia vita. Lui arriva da una realtà di autonomia, indipendenza ma di vita famigliare. È ancora un figliolo”
Ma il giorno dopo è già un nuovo giorno e ci risentiamo e ci scriviamo di continuo.
(to be continued)