Non è di matrimonio che si parla ma bensì di convivenza.
Sono stata già sposata. Lui no. Arriva diretto diretto da casa sua.
Decisione travagliata questa. Vengo, non vengo. Forse è meglio di si. Forse è meglio di no. La mia casa ora sarà la sua casa. In questi anni di “fidanzamento” (mi si consentano gli apicini perchè ogni volta che lo dico mi sento un po’ scema) a casa c’è venuto parecchie volte. Certo. In modo distaccato. Quasi da ospite. Anche se, ultimamente è andata meglio. Da quando la decisione ha preso forme più precise lo sento parte integrante del quotidiano. Delle faccende intendo. Delle decisioni. Problemi economici. Andamento generale della casa. Bello no?
Ma ecco le paure che fanno capolino. Accidenti a me. Non se ne vanno, malgrado tutto. Venerdì scorso un fiume in piena. Parole, tante parole per arrivare alla decisione. Ma si dai. Questa è la cosa migliore. In fin dei conti prima di ogni cosa c’è il nostro sogno. Coroniamo il nostro amore con lo stare insieme. Va da se.
Però ci siamo messi dei paletti. Il matrimonio dopo almeno un’annetto di convivenza. Mi sembra giustissimo. Anche perchè di tempo insieme ne passiamo tantissimo ma non è certo la stessa cosa.
Però ci siamo arrivati con l’acqua alla gola. Questo mi fa rabbia… io, tutta pianificatrice, con i palettini che segnano gli obiettivi, per l’ennesima volta mi sono fatta travolgere dall’”affronteremo la cosa a momento debito”. Nel giro di due settimane l’”insediamento”. E non sono pronta. Ovvio. Nelle cose più banali intendo. Tutto da portare a casa… dove lo mettiamo? In box. L’unica soluzione. Ma poi a casa ci salirà? Speriamo di si. Con tutte le cose che dobbiamo fare ogni giorno resterà il tempo per organizzare la nostra vita?
Difficile dirlo. Ma almeno saremo insieme.
Forse cambieranno un po’ di cose.
Mar 05, 2004