Qualche giorno fa Lele ha comprato l’acquario. Una sorpresa.
Da giorni, settimane, mi ha scoperta affascinata da questo piccolo mondo da intercalari nei miei discorsi e dal piacere di vedere sempre acceso il nostro computer di casa con il monitor-acquario (uno screensaver che mi ha installato sulla macchina).
Un piacere da lui naturalmente condiviso e per il senso di pace che infonde nel guardarlo e per la sua natura animalista onnipresente.
Dopo la rivisitazione della zona studio di domenica scorsa si è liberato un angolino che appariva altamente idoneo ad ospitarne uno. Non ho potuto fare a meno di notarlo e fantasticare, quindi, sulla possibilità d’averlo. Fantasticare con la consapevolezza dell’impegno economico che comporta l’acquisto e l’installazione dello stesso. L’impegno quotidiano e periodico che implica, un po’ come fiori e piante. È forse proprio per queste motivazioni che, in tanti anni in casa mia, non ho mai pensato di crearlo. In fondo sono una pigra. Anzi. Nemmeno tanto in fondo. Malgrado il mio atteggiamento sempre amorevole e cortese, disponibile e piuttosto efficace che ho nei riguardi di chi mi circonda (creature di ogni tipo), quello che davvero apprezzo di più è l’autonomia e l’indipendenza dell’individuo. Infatti, il mio amico gatto, è l’animale che meglio mi identifica ed è l’unico che, di fatto, abbia la sua grande autonomia, tolti alcuni piccoli accorgimenti che costano davvero poco impegno.
Trovare, dunque, in casa in bella mostra il giovanissimo acquario, ancora spoglio ma quasi completo, mi ha dato una sorta d’angoscia. Ero combattuta dall’appagamento di gustarmi la tranquillità ed il benessere che lo stesso mi avrebbe donato, l’aspetto economico (che in questo periodo non è poca cosa) e l’aspetto pratico. Dalle parole di Lele ho avuto il sentore che sarebbe stata una mia incombenza che lui intendeva come “piacevole impegnoQ. Questa impressione mi ha portata a diverse disquisizioni con il mio compagno fino a renderlo definitivamente convinto che sarebbe diventata una sua missione quotidiana. Poiché, però, l’acquario era arrivato andava allestito. Inutile tenere un ulteriore suppellettile privo d’anima e di funzione. Quindi sabato mattina, di buon ora, ci siamo recati da Viridea a farci spennare per completarne l’accessoriamento e l’arredo. Mano a mano che la responsabile della zona “acquatica” ci aggiornava su quanto necessario per il buon mantenimento dell’acquario e delle creature che vi avrebbero vissuto, il mio buon umore scendeva in modo esponenziale. Mi sono sentita un po’ meschina per essere così attenta all’aspetto economico, lasciando da parte il piacere ed il gusto che ci avrebbe donato ogni giorno. Ma va così. Poi mi passa.
Così nel pomeriggio, con il solito buon umore che ci contraddistingue, ci siamo prodigati nei preparativi. Lele ha strutturato un ottimo impiantino elettrico invisibile e discreto. Ha pulito l’acquario e mi ha coinvolta simpaticamente in tante piccole cose che l’hanno reso prodigioso ai miei occhi. Ora giro lo sguardo e m’ispiro segretamente guardando le piccole bollicine che risalgono allegramente dal fondo. È piccolo ma bellissimo. Tutto è stato scelto con la massima cura e, ora, rimane solo l’ok dell’abitabilità data dal ph dell’acqua e da altri piccoli fattori chimici che faremo verificare con il controllo della stessa prima di inserirvi gli abitanti.
Una cenetta fra amici
Da tempo immemorabile aleggiava nell’aria un incontro con i nostri amici Patty&Ste. Anche se di recente i rapporti sono migliorati in modo esponenziale, soprattutto fra me e Patty, necessitano comunque incontri periodici per dare un senso di continuità alla nostra amicizia. Come per tutte le cose è fondamentale, dopo aver seminato con amore, coltivare e raccogliere i frutti degli sforzi.
Così, terminato l’allestimento dell’acquario, ci siamo prodigati in cucina. Tra l’altro la compagnia si era rinforzata della presenza di un’altra coppia d’amici e la prospettiva della serata era ottima.
Preparare per le cene è una sorta di rito. Decidiamo per tempo il menù e cerchiamo di attenerci rigorosamente per non perdere tempo in fantasie dell’ultimo minuto. Quindi la spesa è sempre ben curata e mirata. L’approntamento è sempre in simbiosi, ci diamo dei tempi sia per l’opera culinaria sia per i preparativi dell’ambiente che, essendo piuttosto angusto, necessita di piccoli spostamenti. Mentre anni fa organizzare cene era un’incombenza che vivevo in solitaria, e con non poca fatica, con Lele diventa tutto giocoso ed allegro perché vissuto insieme. Così, organizzatissimi e ridanciani, non sentiamo mai la stanchezza dei preliminari alle serate. In questo caso siamo giunti al momento dell’arrivo di Patty e Ste con un po’ di ritardo ma al supporto di Lele si è sostituita la mia cara amica e la cena è stata servita fra schiamazzi gioiosi e commenti di apprezzamento. Dopo qualche momento di appiattimento post cena, dove William attendeva pazientemente con il suo librone di Harry Potter l’arrivo ludico della serata e i ragazzi se la chiacchieravano, ci siamo dilettati con due ore di “gioco in scatola”. Mi piace l’armonia che si crea in queste situazioni, emergono aspetti dell’indole di ognuno di noi che in tanti momenti non si possono vedere.
Chiambretti e la tv.
Sono scontenta di questo show man che avevo riscoperto da qualche mese a questa parte. Grazie a la7, l’unica televisione che ritenevo integerrima e ancora “libera” per quello che concerne la comunicazione, avevo scoperto Markette e recuperato l’opinione di Piero Chiambretti. Ai tempi della televisione nazionale lo trovavo irritante e non riuscivo a seguire le sue performance televisive. Nel contesto da “sfigato”, recuperato da una televisione che vuole comunque un pubblico di nicchia, mi ha divertito il suo modo sfrontato, ed un po’ polemico, di porsi ironicamente a ospiti di varia natura. Quando Markette ha sospeso la programmazione per il periodo natalizio ho trovato un po’ vuote le serate televisive. Attendevo quindi con piacere il rientro della pianificazione abituale per non perdermi quegli appuntamenti serali che, spesso, sono stati punti di riflessioni più serie su parecchi punti socio-culturali-economici che il nostro Paesello attraversa.
Ohimè la ripresa è stata profondamente deludente. L’attesa “spasmodica” che Markette sa creare intorno a servizi specifici era incentrata, per il primo appuntamento, sulla storiella di Lapo e la bellissima Magda Gomez, “intrattenitrice” da panico, ma molto discreta, dello show. Poiché una piccola fettina di Markette viene dedicata a Signorini, giornalista effeminato, nonché vice direttore, del rotocalco “Chi”, non mi sono particolarmente stupita. Mi sono invece profondamente meravigliata (non voglio usare il termine indignata perché forse troppo eccessivo?) nell’intuire dallo sviluppo del servizio quali retroscena potesse avere per lo spettacolo, ma anche a livello politico ed economico, la storiellina imbastita intorno alla subrettina (che tra l’altro si è svilita ai miei occhi, ma anche a quelli di Lele). Lapo, imprenditore affermato (??? scherziamo è vero?) della FIAT che ha un debole per la bellissima Magda. Lapo, e lo vedete (???) dalle immagini e dalle affermazioni della stessa in diretta, è “omo” e pertanto tutte le peripezie precedenti sono cancellabili e opinabili. Disgustoso. La giovane Magda è stata quindi indirizzata verso le “delicate” braccine del “giovanotto senza alcun spessore”, rampollo rampante e spendaccione, che sembrava aver preso la strada della cocaina e dei trans, per darci l’esatta misura del suo tipo di indole, della sua classe e del suo stato fisico. Patetico. Dico… ma ci avete presi proprio tutti per cretini?
Non basta.
Ospite fissa da mesi, a Markette, la signora Sabina Negri la quale si è sempre dilettata in commenti filo-politici circa le attività del marito (l’onorevole Calderoli… mamma mia, mi viene il disgusto facciale solo a scrivere il suo nome!) nonché parodie di vita quotidiana con lo stesso. Si scopre dunque che la signora viene attaccata dallo stesso Signorini (…) annunciando al pubblico di nicchia di Markette, che poco si interessa di gossip, che la stessa ha fatto uso ed abuso del suo cognome da signora visto che il marito, da tempo, non condivideva più il talamo nuziale. Perché parlarne? Perché il signor Calderoli (bleah!) ha pensato bene di iniziare un “sobrio” attacco alla mogliettina per rendere note le sue nuove attività personali e “giustificare”, dunque, prestiti milionari alla signora Ida Di Benedetto (che non arrivano dalle sue tasche, naturalmente). Un attacco che rende nota al mondo la loro separazione in auge da mesi. Quindi ecco che Markette, nella veste del signor Chiambretti, attacca. Attacca ma giustifica, non sicuramente un Calderoli quanto una signora Negri che ha abusato del mezzo televisivo per passare da povera donnina indifesa ancora sposata e tradita?
Il mio cervelletto inizia elucubrazioni del tipo… Tronchetti Provera ha le mani più impastate d’Italia. Berlusconi, a confronto, è un principiante. L’ometto in questione, proprietario della sette, quindi, sta utilizzando questo programma, di conseguenza Chiambretti, per dare voce a situazioni (vere o dissonanti) che ci convincano della peculiarità di alcuni personaggi (vedi Lapo). È importante che fiat non perda ulteriormente l’immagine e colui che, fra gli altri, la rappresenta ha avuto vita dura per l’atteggiamento mantenuto ed evidenziato dai mass media. L’esaltazione del comportamento da cattivo ragazzo da parte dei mezzi di comunicazione era fondamentale per portare maggiore scredito possibile ad un’azienda che ci dovrebbe rappresentare a livello internazionale per quel che riguarda il mercato automobilistico italiano. (…)
Ai miei occhi, quindi, Chiambretti si rivela per un subordinato molto contaminato dalle esigenze “di partito”. Il suo essere integerrimo e al di fuori dalle parti (poi ora mi chiedo quali?) andava bene fino a quando non è risultato necessario cambiare atteggiamento. Ma in modo impercettibile.