Seguo la mia ritualità mattutina. Arrivo in ufficio, deposito i miei bagagli e vado verso la nostra zona ristoro dove posso bermi il mio caffè e partire con la mia prima sigaretta giornaliera.
Il mio capo mi offre il caffè e si declina insieme ad altre colleghe. Rimango sola ma nel giro di pochi istanti mi raggiungono due colleghi.
L’argomento? Come ci vestiamo sabato.
Non io, certo. Non mi vesto più da diversi anni ma sorrido al pensiero di come due giovani quasi trentenni (eppure così vicini a me!) si divertano e godano all’idea di sorprendere ancora vestendosi da “bella tennista” (lui) e da “indiana” (lei). Passano circa dieci minuti e l’argomento è quello.
Mi domando per l’ennesima volta perchè il carnevale possa suscitare tanta euforia in persone adulte ma sorrido di me stessa. Fino a pochi anni fa passavo le notti sulla macchina da cucire. Bhè pochi… ormai saranno passati dieci anni, e così parte la frustrazione della vecchiaia.
Ho sempre pensato che di fatto si è vecchi quando ci si sente tali. Che importa l’età anagrafica? Credo di essere vecchia.
Tratto da Area Creativa